Quale eredità lascerà il Coronavirus alla nostra economia? Quanto tempo impiegheremo a tornare ai livelli precedenti alla crisi? Si tratta di domande al momento senza risposte certe, bisogna affidarsi alle stime e su queste tracciare scenari ottimistici, come quello che vede il Ministro del Tesoro, Roberto Gualtieri, che si aspetta per il prossimo anno una crescita positiva e un ritorno del prodotto interno lordo, all’altezza del 2019 già alla fine del 2022. Gualtieri non formula cifre e precisa che la precedente previsione sul calo del Pil di quest'anno sarà rivista in peggio. Tuttavia aggiunge, la ripresa, iniziata durante i mesi estivi, dovrebbe essere superiore al 9,5% delle attese. Questa spinta e il ragionamento, eviterebbe di archiviare il 2020 con un tonfo a due cifre, come quello, per esempio, pronosticato dall'Unione Europea. La riapertura dell'attività dopo il lockdown avrebbe dunque fatto ripartire a razzo l'economia. Ma da qui al recupero totale, c'è molta strada. Secondo la Banca d'Italia, nemmeno nel 2022, dopo due anni consecutivi di crescita, si riuscirebbe a colmare il baratro causato dal Covid. D’altra parte è anche arduo calcolare quanto influiranno i Fondi Europei stanziati per la pandemia. Via Nazionale si aspetta nella migliore delle ipotesi un contributo alla crescita del Pil in tre punti entro il 2025 ma avverte, serve uno sforzo straordinario nella programmazione e una capacità di realizzazione che non sempre il nostro Paese ha mostrato di possedere. Il grosso della dote europea, i 209 miliardi della quota italiana del Recovery Fund, arriverà tra il 2021 e il 2023. Anche da come saranno spesi questi soldi, dipenderà la ripresa e la percezione dei mercati sull'affidabilità dell'Italia e quindi la loro voglia di comprare i nostri Titoli di Stato, da cui dipende la sostenibilità del debito pubblico, visto quest'anno in crescita verso il 160%.