Si inizia dalla A di Abramo, nomen omen. Al secondo posto si trova già uno dei nomi più caldi: Acciaierie d'Italia, l'ex Ilva. Al terzo, uno dei più spinosi degli ultimi anni: Almaviva Contact. Si finisce alla W di Whirlpool, ed è quasi un lieto fine visto che dopo una vertenza di 4 anni oltre 300 lavoratori dello stabilimento di Napoli sono stati assunti dalla Tea Tek, che ha rilevato l'attività della multinazionale americana degli elettrodomestici. L'elenco alfabetico dei tavoli tutt'ora aperti presso il Ministero delle Imprese, che riguardano solo le aziende più grandi e con maggiori ricadute sul territorio, è fatto di 59 aziende. Nello specifico 37 tavoli aperti, quelli in cui si cercano soluzioni a crisi aziendali conclamate, e 22 tavoli in monitoraggio, quindi con situazioni difficili ma non ancora con ammortizzatori sociali attivati. Nel primo elenco spiccano nomi come Ansaldo Energia, Conbipel, Italtel, La Perla, Natuzzi, Portovesme. Nel secondo: Electrolux, Elica, Lukoil, Pernigotti. Secondo le ultime stime della CGIL sono quasi 184.000 i lavoratori coinvolti in crisi industriali, e dunque a rischio, nel settore dell'industria e delle reti, di cui più di 58.000 sono gli addetti di aziende che rientrano nei tavoli del Ministero, a cui si aggiungono le imprese in crisi che hanno aperti tavoli regionali. Le due realtà con più posti a rischio sono Veneto e Puglia: oltre 18.000 in ciascuna regione.