Ancora nessuna schiarita per il futuro di Alitalia. La scadenza del 30 Aprile per trovare il socio mancante, quello che permetterebbe alla compagnia aerea in crisi di decollare con un nuovo assetto e con lo Stato fra i principali azionisti, potrebbe essere rinviata. Servirebbe quindi ancora tempo, forse un paio di settimane, per trovare qualcuno disposto a prendere più di un terzo dell'aviolinea, cioè quella quota ancora orfana di un nome, che consentirebbe di completare il progetto voluto dal Governo. “Per porre fine a due anni di gestione commissariale, finanziata con 900 milioni di soldi pubblici, manca l'ultima fetta della torta” ammette da Varsavia il Vicepremier Luigi Di Maio. Se domani arriveranno proposte da coloro che fino ad ora si sono palesati solo a livello di stampa, di indiscrezioni e di retroscena, allora capiremo cosa fare nei prossimi mesi. Altrimenti le soluzioni ci sono già e potremo andare avanti comunque. Non stiamo cercando capitani coraggiosi per metterci una toppa. Il Ministro dello Sviluppo Economico non spiega quali siano le alternative possibili. Insiste sulla presenza massiccia dello Stato in Alitalia in ossequio a quanto promesso dai 5 Stelle e scritto nel contratto di Governo. La nuova Alitalia prevede che circa la metà dei denari ce li mettano il Ministero dell’Economia e le Ferrovie dello Stato, società interamente pubbliche e a capo del progetto di salvataggio. Al fianco delle Ferrovie il colosso dei cieli Delta Air Lines, gli americani però non vogliono impegnarsi oltre il 15% e quindi bisogna trovare qualcun altro. Tra le ipotesi circolate quella della famiglia di costruttori e concessionari autostradali Toto, già in passato azionisti di Alitalia. Resta poi l'incognita di China Eastern e quella di Atlantia. La holding dei Benetton gestisce l'aeroporto di Fiumicino dove passa buona parte del traffico di Alitalia e quindi una sua partecipazione avrebbe senso dal punto di vista industriale.