La saga di Alitalia se arricchisce di un nuovo capitolo, un capitolo che rischia di suonare come una beffa per le casse statali. L'Europa Infatti ha deciso che il prestito pubblico da 400 milioni dato all'ex compagnia aerea nel 2019, per evitare il fallimento è illegale, perché violava le regole sulla concorrenza e che Roma deve recuperarlo. Riottenere quei denari dei contribuenti appare però una possibilità assai remota, visto che quella vecchia Alitalia è in amministrazione straordinaria. In pratica è operativa solo per chiudere tutte le pendenze e cercare di soddisfare i creditori, tra i quali si dovrebbe inserire lo Stato. Ma l'ex aviolinea, costata oltre 10 miliardi dal 1974, difficilmente riuscirà a trovare i fondi necessari e finora non ha restituito un altro prestito: quello da 900 milioni del 2017, anche questo elargito per evitare la bancarotta e anche questo dichiarato nel 2021 illegittimo dall'Europa. L'intero fardello, un miliardo e mezzo, calcolando anche gli interessi, non pesa invece Ita Airways, il vettore pubblico nato un anno e mezzo fa, che in parte ha ereditato le attività della compagnia tricolore, quella di maggior valore, ma non i suoi debiti. Il ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti si aspettava quanto deciso dell'Europa e dice che l'operazione per cambiare pagina, cioè la discontinuità tra Alitalia e Ita Airways si conferma giusta. Se così non fosse stato, per la nuova compagnia di bandiera le cose si sarebbero messe male, non sono al punto di vista finanziario ma anche in vista della cessione del 40% a Lufthansa ancora da firmare.