“Immediato passaggio del controllo di Autostrade per l'Italia a Cassa depositi e prestiti”. Così recita il comunicato stampa del Consiglio dei Ministri durato tutta la notte per tentare di dare una svolta al dossier Autostrade. L’accordo tra Governo e azienda sembra dunque evitare l'ipotesi della revoca della concessione, che avrebbe in effetti portato costi e incertezza per tutti. Un'ipotesi che comunque rimane sul tavolo per rafforzare la posizione negoziale dell'esecutivo. Aspi nella notte ha trasmesso due nuove lettere ai Ministri per raggiungere l'intesa, che ora andrà concretizzata nei dettagli. Oltre alle condizioni già previste nella precedente proposta della società, i 3,4 miliardi di euro da pagare per Autostrade, la riduzione dei pedaggi e il rafforzamento dei controlli ed eventuali sanzioni sul concessionario, si è aggiunta la rinuncia dall'azienda a ricorsi giudiziari contro il Governo, ma, come si era capito, buona parte dell'accordo dipende in realtà dall’assetto di controllo di Autostrade. Nella società entrerà in tempi rapidi Cdp, la principale cassaforte pubblica di investimenti, con un aumento di capitale riservato che diluirà la quota dei Benetton e le farà prendere il controllo di Autostrade. Altre quote verranno comprate da parte di investitori istituzionali, come fondi e banche, con la condizione per Atlantia, che controlla oggi Aspi, di non distribuire in dividendi i proventi delle vendite. Infine, nel giro di alcuni mesi l'azienda dovrebbe essere quotata in Borsa, dove una parte delle azioni verranno scambiate liberamente, riducendo ancora la quota dei Benetton che, secondo le indiscrezioni di stampa, dovrebbero arrivare al 10% dall'88 attuale. In alternativa, Atlantia si è detta anche disponibile a vendere tutto subito allo Stato, che dovrebbe però probabilmente sborsare diversi miliardi ai Benetton per riuscirci. Le autostrade, dunque, rientrano nella sfera pubblica, dopo un ventennio dalla privatizzazione.