Incurante della stoccata della neo Premier Meloni -e di altri leader europei- la BCE ha alzato i tassi d'interesse dello 0,75%, come ampiamento atteso e, di fatto, annunciato da settimane dalla stessa Governatrice Christine Lagarde. La strada dell’Eurotower è stata tracciata ormai dalla scorsa primavera: pur di raffreddare l’inflazione, che viaggia attorno al 10% nell’Eurozona, Francoforte è disposta a mettere sabbia nel motore della crescita aumentando il costo del denaro, per la terza volta di fila dopo i rialzi di luglio e settembre: siamo passati da 0 a 2% in pochi mesi, e altri aumenti sono alle viste, ha promesso Lagarde in conferenza, perché «l'inflazione si manterrà, per un prolungato periodo di tempo, su un livello superiore all’obiettivo», che è da statuto del 2%. Quanto lungo, si vedrà. Si vedono da subito, invece, gli effetti su prestiti e mutui. Sui mutui a tasso variabile in essere, l'aumento del tasso Euribor (col quale le banche si scambiano denaro tra loro) porterà un immediato rincaro della rata mensile di circa 50 euro, per un prestito di importo e durata medi (120.000 euro per 20 anni). E chi vuole sottoscriverne uno fisso adesso, si sbrighi: le offerte migliori sfiorano il 3% e ora, spiegano gli esperti, si avvicineranno al 4%: anche qui, rata più pesante di circa 50 euro rispetto a chi ha stipulato a fine settembre. La BCE ha anche modificato in senso restrittivo le condizioni per i prestiti straordinari alle banche, il cosiddetto TLTRO. Lo stimolo va ridotto per lo stesso motivo: troppo denaro in giro rischia di far aumentare i prezzi. E la crescita, che queste misure zavorrano? «Sono i Governi a dover perseguire politiche che potenzino la crescita», così Lagarde risponde -anche- a Meloni, e mentre parla di «rischi al ribasso per la crescita nel breve periodo», chiede una «rapida attuazione delle riforme» del Next Generation.























