Per evitare la temuta emorragia di posti di lavoro, che potrebbe partire dal 1 luglio, con lo sblocco dei licenziamenti nell'industria e nelle costruzioni, le aziende si sono impegnate a utilizzare al massimo la Cassa Integrazione. L'obiettivo dell'accordo raggiunto dal Governo, sindacati e associazioni delle imprese, fra cui Confindustria, è quindi quello di ricorrere il più possibile ai sussidi, per non lasciare a casa chi ha un'occupazione. Non si tratta di un obbligo ma per le aziende manifatturiere, che hanno esaurito gli ammortizzatori, fino a dicembre ci saranno a disposizione altre 13 settimane di cassa straordinaria gratuita e chi le utilizzerà, non potrà dare il benservito ai suoi dipendenti. Per il settore tessile, calzaturiero e pelletteria compreso invece, viene prorogato il divieto. In queste fabbriche non si potrà licenziare fino al 31 ottobre, lo stesso termine che vale per le piccole aziende e si potrà usufruire di altre 17 settimane di Cassa Integrazione Covid, quella pagata interamente dallo Stato. Insomma, il blocco dei licenziamenti in vigore dal febbraio 2020, non viene allungato come chiedevano i sindacati, ma la sua caduta viene mitigata. Quali effetti avranno queste misure, è tutto da vedere. Dipenderà dal ritmo al quale marcerà l'economia nei prossimi mesi, e da quanto l'epidemia continuerà a mordere. Le stime non danno certezze, secondo uno studio della Banca d'Italia, evocato dai sindacati, a rischio ci sarebbe oltre mezzo milione di posti di lavoro. Molto più contenute, le previsioni dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio, circa 70 mila i possibili licenziamenti.