È il 20 maggio. Il Governo ha appena approvato il decreto Sostegni bis e Mario Draghi dà la parola al Ministro del Lavoro Andrea Orlando che tira fuori quello che sembra un asso nella manica. "Una norma che abbiamo un po' costruito in modo repentino nelle ultime ore per chi prende la Cassa Covid entro il mese di giugno, c'è un impegno, ci deve essere un impegno, a una proroga al 28 agosto per il licenziamento". Tutti d'accordo? Per niente. Confindustria grida all'inganno, il Centro-destra, Lega in primis, alza le barricate per quella che suona come una proroga del blocco dei licenziamenti e il testo del decreto non compare sui radar. Quattro giorni dopo la retromarcia. Palazzo Chigi informa che la norma è cancellata: da luglio, quindi, le grandi imprese, industria ed edilizia, potranno lasciare a casa i dipendenti anche se utilizzeranno la Cassa Integrazione Covid, quella pagata interamente dallo Stato. Il diritto di licenziare, una misura tutta italiana varata all'inizio della pandemia, poi tramonterà per tutte le altre aziende a fine ottobre. Resta invece l'obbligo di non lasciare a spasso operai e impiegati per chi, da luglio, userà la Cassa Integrazione Ordinaria usufruendo di uno sconto, cioè non pagando le addizionali. Confermati anche gli incentivi alle imprese per cercare di frenare la temuta emorragia di posti di lavoro. Le imprese quindi non pagheranno per sei mesi i contributi pensionistici se assumono disoccupati e poi non li mandano via. Stesso obbligo per chi riduce stipendi e orari di lavoro coi contratti di solidarietà. E infine si allarga la possibilità di utilizzare lo scivolo per la pensione.