È ancora un po' nebuloso il bonus befana, il sostegno che lavoratori dipendenti, con redditi medio-bassi, troveranno in busta paga. Una tantum a gennaio '25. In attesa dei dettagli tecnici i punti fermi. Anzitutto, rispetto a iniziative simili come il bonus 200 euro varato dal governo Draghi nel '22, interessa una platea più piccola. Solo chi ha redditi complessivi inferiori a 28 mila euro annui e in sostanza per famiglie monoreddito. O perché si ha coniuge e figli a carico o perché il nucleo è monogenitoriale. E sarà escluso chi ha redditi così bassi per cui paga zero tasse. Se non pago tasse non posso ovviamente avere sconti sulle tasse. E chi ha detrazioni che gli azzerano le tasse. Esempio: se devo pagare mille euro di imposte e ho mille euro di detrazione tra mutui, spese mediche, ristrutturazioni, eccetera, non avrò il bonus. Che insomma, interesserà circa un milione di italiani e solo chi ne farà esplicita richiesta al datore di lavoro, contro le decine di milioni di due anni fa. Di conseguenza, anzi la stessa pare dettata proprio dalla scarsità di fondi, il governo impiegherà circa 100 milioni, cifra ben più piccola dei sette miliardi usati dall'esecutivo Draghi in un'era in cui i bonus edilizi non avevano ancora dispiegato del tutto il loro impatto sul bilancio pubblico. La somma, proporzionata al reddito e al periodo lavorato nel '24, sarà netta o lorda? Lorda ha confermato il Ministero dell'Economia. Qui è il punto ancora poco chiaro, perché se il bonus andasse inquadrato come uno sconto fiscale dovrebbe essere netto, invece viene di fatto considerato come un reddito aggiuntivo, perciò tassato al 23%, che è l'aliquota IRPEF, appunto, per i redditi fino a 28 mila euro. Un'anomali dettata, con ogni probabilità, dalla necessità di limitare al massimo i soldi stanziati.