Bloccate le cessioni future ora si lavora sul passato. Dagli incontri del Governo con le associazioni di categoria sono emerse alcune novità che potrebbero contribuire a smaltire il pregresso dei bonus edilizi. Ci sarebbe stata infatti un'apertura dell'esecutivo a permettere alle banche di utilizzare in compensazione anche le tasse pagate dai clienti attraverso versamenti F24, così da sbloccare gli sconti fiscali. Il problema sono i cosiddetti crediti incagliati, i soldi cioè anticipati dalle aziende edili che ora non riescono a recuperare per circa 19 miliardi di euro. Negli ultimi anni attraverso lo sconto in fattura e la cessione del credito, ora aboliti per i nuovi lavori, le imprese hanno anticipato le spese di ristrutturazione per poi rientrare nei costi vendendo al sistema bancario questi sconti fiscali promessi dallo Stato. Il nodo è emerso però quando le banche hanno smesso di acquistare i crediti in parte perché avrebbero saturato il proprio spazio fiscale, cioè le tasse che pagano allo Stato e che compensano con i bonus edilizi. Un punto sul quale non sembra esserci condivisione con l'Agenzia delle Entrate, per cui avrebbero ancora capacità fiscale per assorbire i crediti. La soluzione però è ora permettere alle banche di utilizzare anche lo spazio fiscale dei correntisti che tramite gli istituti di credito pagano le imposte con i modelli F24. La proposta di banche e costruttori è di utilizzare l'1% di queste imposte tra il 2023 e il 2027 per ripagare le imprese edili che stanno aspettando i soldi indietro. Visto che ogni anno i versamenti F24 ammontano a centinaia di miliardi di euro si dovrebbe riuscire a far ripartire il mercato della cessione del credito. La speranza è che assieme a una maggior tutela contro le truffe questo possa sbloccare il mercato e restituire i soldi alle migliaia di aziende in crisi di liquidità.