Prezzo alla pompa più alto rispetto a quello pubblicizzato. Su questo indaga l’Antitrust, che ha aperto un’istruttoria e avviato ispezioni su alcune delle maggiori compagnie petrolifere (Eni, Esso, Ip, Kuwait e Tamoil) che non avrebbero vigilato sui distributori con il loro marchio. Oltre 1.000 impianti coinvolti e sotto la lente anche la mancata comunicazione dei costi di benzina e diesel al portale internet 'Osservaprezzi Carburanti', utile per scegliere il distributore più conveniente. Il faro dell’Autorità per la concorrenza si è acceso mentre i gestori contestano il decreto col quale il Governo è intervenuto sui carburanti, rincarati con la fine dello sconto che tagliava una quota delle tasse che pesano sugli automobilisti. I benzinai, pronti allo sciopero il 25 e 26 gennaio, non digeriscono le multe (da 500 a 6.000 euro) che potrebbero subire se entro un mese non metteranno cartelli col prezzo medio praticato nella Regione. Un obbligo che, se violato per tre volte, rischia di portare alla chiusura dell’attività da 7 a 90 giorni. Per i gestori si tratta di sanzioni troppo pesanti. Col decreto prevista anche la cosiddetta 'accisa mobile', sistema che permette di ridurre le tasse sui carburanti se aumenta il costo del petrolio rispetto ai due mesi precedenti, ma si rimane vaghi sulla percentuale di aumento necessaria per far scattare il taglio. Non sono escluse modifiche al decreto, col quale ritorna il bonus benzina da 200 euro sino a fine anno per i lavoratori dipendenti e l’agevolazione fino a 60 euro per abbonamenti a mezzi pubblici e ferrovie per chi ha un reddito basso. Ma per questa misura ci sono appena 100 milioni di fondi pubblici.