In futuro la casa del signor Rossi avrà due rendite, cioè il tetto sotto il quale vive sarà valutato dallo Stato secondo due parametri. Il primo sarà sempre quello catastale, preso oggi in considerazione per calcolare quante tasse pagare e spesso non aggiornato ai prezzi di mercato. Il secondo, invece, sarà ancorato alle quotazioni medie in una determinata zona e riformulate ogni 6 mesi, in base a quanto dichiarato da chi compra e vende un immobile. Questo, in sintesi, è quello che cambia con l'accordo fra Governo e centro-destra di maggioranza sulla tormentata riforma del mattone, incompiuta da tempo e ora una delle condizioni per ottenere i soldi del Recovery Fund. Dal provvedimento in discussione, ancora non definitivo, è stata cancellata la previsione che col censimento, da portare a termine entro il 2026, si sarebbero legate case e terreni all'andamento dei prezzi di vendita. Se questo diventa vero per ogni singolo immobile, resta però un riferimento al mercato, visto che si rimanda ai valori che l'Agenzia dell'Entrate aggiorna periodicamente, che stabiliscono valori compresi tra un minimo e un massimo e che, quindi, fotografano in maniera più puntuale la situazione. Potrà emergere così che per esempio per un appartamento si pagano poche o troppe tasse. Resta però la promessa, messa nero su bianco, che per calcolare le imposte non ci saranno cambiamenti per i singoli contribuenti e che quindi si pagherà esattamente quanto prima e lo Stato incasserà gli stessi soldi. Nulla esclude naturalmente che come per qualsiasi normativa fiscale un futuro Governo possa decidere in maniera diversa. Con la riforma poi si vogliono scovare gli immobili fantasma, cioè abusivi o registrati in modo diverso dal reale, e che sarebbero più di un milione. Una strategia per combattere l'evasione e che potrebbe essere utilizzata per abbassare i balzelli a chi è onesto con il Fisco.