I primi di maggio 2010 sull'onda dell'emergenza determinata dalla crisi del debito sovrano greco, l'Ecofin delibera la creazione di due strumenti temporanei di assistenza per gli stati membri della zona euro in condizioni finanziarie critiche: il Meccanismo Europeo di Stabilizzazione finanziaria e Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria. L'operatività di entrambi era stata pensata per durare tre anni con risorse complessive pari a un massimo di 500 miliardi di euro. L'idea di creare uno strumento che sostituisse quelli temporanei per gestire la crisi economica dell'euro zona arriva nel Consiglio Europeo del 28 29 ottobre 2010. Il trattato che istituisce il Meccanismo Europeo di Stabilità, il MES, appunto, con un fondo di 704,8 miliardi di euro, l'Italia contribuisce con il 17%, viene firmato il 2 febbraio 2012 dagli allora 17 stati membri della zona euro a cui si sono aggiunti poi Lituania e Lettonia, per poi diventare operativo l' 8 ottobre 2012. In Italia il disegno di legge che ratifica il MES viene presentato in Senato il 3 aprile 2012, due mesi dopo la firma del trattato. Il voto favorevole di Palazzo Madama arriva il 12 luglio 2012 mentre l'approvazione definitiva viene data dalla Camera una settimana dopo il 19 luglio. All'epoca era in carica il Governo tecnico di Mario Monti. A Montecitorio il via libera alla ratifica arriva con 325 voti favorevoli, 53 contrari, 36 astenuti e 214 assenti. Tutti i 168 deputati del Partito Democratico presenti votano a favore, così come 83 parlamentari del Popolo della Libertà, 30 dell'Unione di Centro e 14 di Futuro e Libertà, la Lega fu l'unica a votare contro, insieme a due voti contro corrente all'interno del Pdl, quelli di Guido Crosetto e di Lino Miserotti. Il giorno della votazione la futura leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, all'epoca deputata del Popolo della Libertà era invece assente. Passano sette anni, il nodo del MES è ancora tutto da sciogliere. Siamo a giugno 2019, durante un Eurogruppo i ministri delle Finanze dell'area euro, trovano un compromesso che però resta tale. Tutto viene rinviato a dicembre quando, lontano da Bruxelles e da Roma, cominciava a muoversi la follia di un meccanismo di destabilizzazione mondiale chiamato coronavirus.