Dall'inizio della guerra in Ucraina, i prezzi del grano sono aumentati di un quinto, quelli dell'orzo di un terzo e ancora più alto è stato il rincaro dei fertilizzanti. Ma è stato il costo dell'energia a salire più di tutti: quasi il 45% in un mese. Ecco perché l'inflazione nell'eurozona a marzo è arrivata a un livello mai visto da quando c'è la moneta unica: al 7,5%. Gas e petrolio hanno iniziato a galoppare parecchi mesi fa, con la ripartenza dopo la pandemia, ma l'invasione russa ha accelerato la corsa. Gli effetti si sentono quando si fa benzina, nelle bollette e nei supermercati di tutta Europa. Il carovita riduce il potere d'acquisto. Con gli stessi soldi adesso, possiamo comprare meno cose e i risparmi rischiano di essere rosicchiati. In Olanda l'inflazione è a doppia cifra, così come nei Paesi baltici, i più vicini a Mosca, dove si supera anche il 15%. In Germania, la locomotiva del continente, è al 7,6%, in Francia resta un po' più bassa, perché Parigi dipende meno dal metano russo e può contenere, in modo più robusto le tariffe. In Italia siamo vicini al 7%, un livello che non toccavamo da oltre 40 anni e anche nel nostro caso, il motivo è l'energia, nonostante i tanti soldi pubblici stanziati per calmierare le bollette. Le associazioni dei consumatori calcolano, che ogni famiglia, spenderà almeno 2.000 euro in più quest'anno. Il Governo probabilmente rivedrà al ribasso le previsioni di crescita, certificando quello che è un timore, sempre più concreto, per tutta Europa: la guerra sta peggiorando l'economia e quanto più durerà il conflitto, maggiori saranno le probabilità di una nuova recessione.