L'ultima relazione annuale da presidente della commissione di vigilanza sulla borsa, Paolo Savona la dedica tutta al futuro. Da economista controcorrente e appassionato di nuove tecnologie, non perde tempo a tracciare bilanci del suo settennato, ma ne approfitta per consegnare il suo lascito. La storia si ripete e la moneta torna al centro della politica, è la sua premessa. La moneta digitale stavolta, la sua difficile regolamentazione e l'illusione di facili guadagni. Savona cita Collodi e il campo dei miracoli di Pinocchio, quello che prometteva di moltiplicare senza sforzo i soldi e critica aspramente il Presidente americano Trump. I suoi ordini esecutivi stanno di fatto bloccando la nascita di un dollaro digitale, candidando il Bitcoin e altre criptovalute esistenti al ruolo di riserva del dollaro. Insomma, un sistema basato da 80 anni sulla centralità del biglietto verde potrebbe andare in soffitta senza un sistema nuovo e stabile al suo posto. Scelte prive di visione complessiva del problema, tuona Savona. Perché l'opacità di queste monete rende difficile la vigilanza e la prevenzione degli usi illeciti, truffe, evasione fiscale, riciclaggio. Se sotto la superficie non c'è trasparenza, può accadere ciò che portò al crack Lehman e alla recessione globale. "Non può sfuggire l'analogia che si va determinando con le radici della crisi finanziaria del 2008, dovuta alla diffusione dei derivati complessi, che contenevano crediti difficilmente rimborsabili, subprime e causarono gravi conseguenze economiche, mettendo a rischio anche la sicurezza dello Stato." Un rischio enorme per Savona, a cui l'Europa è chiamata a dare risposta da protagonista, ponendosi al centro e a capo della rivoluzione con l'Euro digitale. Questo scatto presuppone però una nuova architettura istituzionale con una Consob europea e una vigilanza unitaria, figlia di una unità del mercato dei capitali, ancora da compiere. La strada è lunga, Savona nei sette anni alla Consob ha tracciato la sua strada.