Pesano come un macigno il superbonus e gli altri sconti fiscali legati all'edilizia. Una zavorra che preme sui conti dello Stato bene al di sopra di quanto previsto, adottando i nuovi criteri contabili che impongono di conteggiare i costi dei bonus nell'anno in cui sono nati, non più spalmandoli nel tempo, l'ISTAT ci dice, infatti, che il deficit in rapporto al prodotto interno lordo nel 2022 si è attestato all'8%, molto di più, dunque, del 5,6 che ci si aspettava. A cascata, questo fardello risulta maggiore anche nel biennio precedente. Che l'impatto degli incentivi sul mattone fosse enorme era noto, tanto che già il Governo Draghi aveva lanciato l'allarme. L'attuale esecutivo ha prima abbassato l'entità del superbonus e poi ha abolito lo sconto in fattura e la cessione del credito. In pratica, ora, il proprietario di casa può avere i rimborsi solo con la dichiarazione dei redditi e diluiti in più anni. Tutto questo in modo da evitare che anche quest'anno il deficit possa salire a dismisura sottraendo risorse pubbliche per altre spese e mettendo in crisi i conti. L'ufficio di statistica intanto ha riscritto anche le previsioni sulla crescita: il PIL allo scorso è aumentato del 3,7%, meno di quanto ha formulato a fine gennaio. In discesa il debito che dopo l'esplosione nel primo anno della pandemia, nel 2022 è stato del 144,7%: meglio delle ultime stime governative, ma sempre a livelli molto alti.