Che i sindaci dovessero tirare la cinghia era noto da tempo, la cura dimagrante per comuni, province e città metropolitane era stata prevista con l'ultima manovra: 250 milioni l'anno dal 2024 al 2028, in totale 1,25 miliardi. Quello che non si sapeva era come sarebbe calata la scure. A pensarci è stato il Ministero dell'Economia con un provvedimento che penalizzerebbe in misura maggiore chi prende più soldi del PNRR. In estrema sintesi chi più ha avuto, più dovrà dare. Il criterio disegnato, ma non definitivo, per il programma di risparmio a carico degli enti locali, stabilisce infatti che metà della sforbiciata riguardi la spesa corrente, cioè l'attività ordinaria, e l'altra metà sia calcolata in proporzione ai fondi europei assegnati col piano comunitario per la ripresa. Da un lato c'è l'esigenza di far quadrare i conti pubblici nazionali, dall'altra la spinta dei municipi a cambiare metodo perché, sostengono, si colpirebbe chi è più attivo nell'utilizzare i fondi, i comuni più piccoli che hanno meno risorse in cassa e confidano di più su Bruxelles, e quelli del sud, dove è destinato il 40% dei quattrini europei. Chiedere sacrifici in questo modo, inoltre, potrebbe mettere a rischio una serie di servizi sociali, dagli asili ai bonus per le famiglie in difficoltà perché se è vero che queste voci sulla carta sono escluse dai risparmi, è anche vero che se un comune andrà in difficoltà da qualche parte dovrà pur tagliare.