Incassato lo stop europeo sulla procedura d'infrazione, Giovanni Tria appare soddisfatto e più rilassato, tanto da preannunciare che la legge di bilancio per il prossimo anno non sarà di lacrime e sangue. Davanti alla Commissione finanza del Senato, il Ministro del Tesoro ammette però che l'operazione sui conti pubblici non è stata semplice. È stata una correzione molto forte, una delle più forti, che ha portato, tra l'altro, a un aggiustamento strutturale tra lo 0.3 e lo 0.4, che è il più grosso e forse il primo negli ultimi anni. Il numero uno di via XX Settembre è però convinto che in questo modo non solo si è superato lo scoglio di Bruxelles, che avrebbe messo sotto stretta sorveglianza il nostro Paese per lungo tempo, ma ha anche raffreddato lo spread. Credo che ci abbia messo anche in sicurezza sui mercati finanziari. Tria, che esclude che ci siano state commistioni fra la trattativa sul bilancio e quello sulle nomine dei vertici europei, più che di manovra correttiva preferisce parlare di aggiustamento. La sostanza, comunque, non cambia. Per il 2019 si spenderanno 7,6 miliardi in meno. L'obiettivo sul deficit scende al 2% e viene congelato un miliardo e mezzo in precedenza destinato al reddito di cittadinanza e quota 100. Per quanto riguarda l'anno prossimo il Ministro conferma quanto detto a Bruxelles, si continuerà su questa linea prudente. Bisognerà rivedere quale sarà l'andamento dell'economia nella seconda metà dell'anno, però un minimo di aggiustamento strutturale dovrà essere fatto probabilmente. Ma Tria non si sbottona sulle risorse, 23 miliardi necessari per evitare, da gennaio, l'aumento dell'imposta sui consumi, né sulla flat tax, il taglio delle tasse. C'è un tavolo al Mef che sta vedendo tutte le possibili soluzioni, le progressioni, d'altra parte è dall'anno scorso che le stiamo studiando. Sono in campo, vedremo un può quello che si dovrà fare.