1500 miliardi è la cifra che, secondo le stime di molti e secondo indiscrezioni anche della BCE, serve a contrastare la recessione che quest'anno colpirà il Vecchio continente, dove la maggior parte delle attività economiche si sono fermate a causa della pandemia. Goldman Sachs prevede per la zona euro quest'anno un Pil in caduta libera a -9%. Ma le cifre su cui sta ragionando l'Europa sono molto al di sotto di questa somma. Tra il fondo salva Stati - 410 miliardi la sua cosiddetta potenza di fuoco, ma le linee di credito immediatamente attivabili valgono 240 miliardi - il piano per l'occupazione, annunciato dalla Commissione europea, che vale 100 miliardi, ma è ancora tutto da implementare, e i 200 miliardi di finanziamenti, che potrebbero essere attivati tramite la Banca europea degli investimenti, siamo a 540 miliardi. Di questi, all'Italia potrebbero spettare 36 miliardi del fondo salva Stati, altri 14 potrebbero aggiungersi se verrà attivata una seconda linea di credito di emergenza. Quanto al piano per l'occupazione, al momento è solo una proposta, finanziato tramite debito comune deve essere attivato con 25 miliardi di garanzie, soldi che devono essere versati dagli Stati europei. Non è chiaro quanto potrebbe spettare all'Italia; in base alla proposta presentata, ai tre Stati più colpiti non possono andare complessivamente più di 60 miliardi. Insomma, al momento le cifre messe sul piatto appaiono non solo insufficienti, ma anche non immediate. Finora l'unica istituzione europea che sta effettivamente mettendo soldi è la BCE, che ha stanziato in due diverse tranche circa 900 miliardi per acquistare obbligazioni pubbliche e private, tenere sotto controllo gli spread e sostenere la liquidità Francoforte a marzo ha acquistato titoli di Stato per quasi 34 miliardi in tutta Europa; un terzo di questi erano italiani.