Fra meccanismi da rodare, documenti da presentare e controlli antimafia, i prestiti alle imprese garantiti dallo Stato per aiutare chi è in difficoltà per i danni economici causati dall'epidemia, iniziano a viaggiare a un ritmo più sostenuto, sono quasi 92 mila finora le domande per le linee di credito approvate a fronte di una stima di oltre 4 milioni di potenziali beneficiari che permettono di ottenere denaro, da restituire in sei anni a tassi agevolati e con l'assicurazione che possa essere lo Stato a metterci in tutto o in parte i soldi in caso di insolvenza. Di queste richieste, che hanno un valore di 5,6 miliardi di euro, la maggior parte, oltre 70 mila, riguardano finanziamenti di basso importo fino a 25 mila euro. Quindi è presumibile si tratti perlopiù di artigiani, professionisti, negozianti, secondo l'ABI, l'Associazione delle Banche, chi ha chiesto quei quattrini li ha già in tasca o li avrà a breve visto che ottenuto il via libera nel giro di 48 ore dovrebbe arrivare il bonifico. Tutte queste richieste riguardano aziende medie e piccole, mentre per le grandi società c'è un altro percorso. In questo caso le domande che hanno avuto il disco verde da parte di SACE, il gruppo pubblico che se ne occupa, sono state tre per finanziamenti complessivi superiori a 30 milioni di euro, mentre sono in fase di istruttoria altre 170 operazioni pari a 12,5 miliardi di euro. Le nuove regole per dare liquidità alle imprese sono di fatto operative dal 20, 21 aprile, una decina di giorni dopo l'annuncio di Palazzo Chigi e non sono mancate le polemiche, soprattutto sui tempi, con i sindacati dei bancari che hanno parlato di casi in cui sono stati chiesti più documenti di quelli che la normativa richiedeva che per accelerare l'iter si basa sull'autocertificazione. Anche il premier Giuseppe Conte, ha in pratica ammesso che i prestiti sono lenti, aggiungendo che per quelli più alti le banche fanno esami approfonditi per paura di essere coinvolte nel caso di bancarotta dell'azienda. A tutto questo si aggiungono i controlli antimafia. Il Viminale ha allertato i prefetti a verificare che lo Stato non assicuri liquidità alla criminalità organizzata.