La tutela dei risparmiatori è uno dei punti del contratto di Governo che promette il rimborso ad azionisti e obbligazionisti scottati dai fallimenti bancari. Ma nonostante la legge di bilancio per il 2019 preveda un fondo da un miliardo e mezzo in 3 anni, per gli investitori che hanno perso soldi nel crac della loro banca, a oggi mancano ancora i provvedimenti attuativi che consentano di partire con i rimborsi a tutti gli effetti. O meglio i provvedimenti ci sarebbero ma manca la firma del Ministro dell'Economia, senza la quale non possono essere sbloccati i risarcimenti per circa 300.000 tra piccoli azionisti e obbligazionisti degli Istituti finiti in liquidazione tra il 2015 e il 2018 Nonostante le pressioni arrivate sia dalla Lega che dal Movimento 5 Stelle la firma di Tria non arriva perché vanno prima aggirate le obiezioni arrivate da Bruxelles La legge di bilancio prevede, infatti, che ai risparmiatori sia restituito il 30% di quanto investito per gli azionisti e il 95% per gli obbligazionisti, ma col tetto di 100.000 euro I rimborsi, però, sarebbero versati senza accertare prima se ci sia stata una truffa e se chi ha comprato i titoli, sapesse o meno a cosa andava incontro. Questo è lo scoglio da superare In base alle regole europee, infatti, i rimborsi possono essere sì versati, ma solo a chi è stato effettivamente truffato, non a chi, magari ha tentato di speculare. La proposta del Ministero del Tesoro a Bruxelles è di accertare i singoli casi davanti a un arbitro, ma con delle eccezioni Dall'UE, però, non è ancora arriva una risposta. Ora delle novità su questo fronte potrebbe arrivare dal Decreto Crescita che sarà approvato a breve. Se però non sarà corretto il tiro rispetto alla legge di bilancio l'Italia rischierebbe una procedura di infrazione e chi deve assegnare rimborsi potrebbe correre il rischio di essere processato per danno erariale e doverci rimettere di tasca propria.