Credit Suisse non deve fallire, non deve diventare una nuova Lehman Brothers con effetti potenzialmente pesantissimi sulla stabilità del sistema finanziario mondiale. Si sono mosse tutte le principali istituzioni per questo scopo, la Banca centrale svizzera ha messo a disposizione liquidità immediata per 50 miliardi di euro, il Consiglio federale elvetico si è riunito in via straordinaria per monitorare la crisi della seconda banca del Paese, la Bce sta mappando i rapporti con gli istituti europei. Credit Suisse non deve diventare la Lehman Brothers del 2023. Qui a Paradeplatz nel cuore di Zurigo è stata la giornata probabilmente più lunga della ultracentenaria storia del Credit Suisse che qui è stato fondato nel 1856 e qui è quasi ha fondato prima di un prestito d'emergenza della Banca centrale svizzera che gli ha ridato ossigeno e probabilmente gli ha allungato la vita. Il titolo ha rialzato la testa in borsa, segno che la maggioranza degli operatori ritiene efficaci le misure tampone, ma il futuro della banca resta molto incerto esclusa una nazionalizzazione per motivi politici e anche economici, la banca è ancora piuttosto grande. Si fa strada l'ipotesi vendita, difficile che qualche concorrente la voglia per intero più probabile uno spezzatino ma i compratori vanno trovati presto, la banca ha perso il 40% dei depositi in pochi mesi e nessuno può permettersi che fallisca.