Un intero paese sotto choc. Il mito della solidità delle banche svizzere, inscalfibile per decenni, è crollato in un solo weekend. Non è bastato il salvataggio in extremis di Credit Suisse ad opera della rivale UBS, per un valore, €3 miliardi, quasi da discount nel paese più caro d'Europa. La fretta delle trattative, dietro il pressing del governo federale e con 100 miliardi di liquidità in più garantiti al compratore dalla Banca Centrale Svizzera, non ha fatto che confermare la drammaticità della situazione. Nessuno si aspettava un simile epilogo a cui mancano peraltro troppi dettagli fondamentali. È stato un lunedì tristemente storico per il Credit Suisse. A pagare il salvataggio della banca saranno in parte gli azionisti, visto che UBS pagherà ogni azione meno della metà di quanto valeva fino a venerdì, in parte ancor maggiore gli obbligazionisti meno garantiti, visto che ben 16 miliardi di bond più rischiosi saranno azzerati, ma soprattutto rischiano il posto fino a 10.000 dipendenti della banca, vista la sovrapposizione di molte aree di business tra UBS e il Credit Suisse. Plaudono al salvataggio le borse europee, tutte in verde dopo una mattinata incerta, e la Banca Centrale Europea. Christine Lagarde rassicura sulla solidità del sistema. "Il settore bancario della zona euro è solido con forti posizioni di capitale di liquidità. In ogni caso gli strumenti di politica della BCE sono adeguati per fornire sostegno di liquidità al sistema finanziario della zona euro, se questo fosse necessario".