11 mila, il 13% della forza lavoro. Se è vero che un colpo, se anticipato, fa meno male, c'è da dire che il taglio del personale di Meta, è comunque duro. Non solo per l'entità, ma anche per il significato profondo che emerge. È vero, Zuckerberg lo aveva annunciato e si è preso con coraggio le sue responsabilità. Ha spiegato che questa decisione dolorosa è frutto del suo errore di valutazione, di un eccesso di ottimismo. E non solo perché la situazione mondiale è quel che è, con una guerra in corso, l'emergenza energetica e alimentare incombenti, gli anni di sviluppo a ribasso, ma anche perché il multiverso targato Meta, aveva deluso le aspettative e dato risultati modesti. Lo scorso settembre, la società aveva dichiarato di avere 87 mila impiegati e secondo il Wall Street Journal, già allora si pensava a un taglio del 10% delle spese anche attraverso licenziamenti. Zuckerberg, aveva spiegato che Meta si sarebbe concentrata su alcune aree ad alta potenzialità di crescita. Bisognerà vedere, ma certo la notizia arriva dopo la conquista di Twitter da parte del sempre più controverso Elon Musk, altro tycoon della Silicon Valley, che ha proceduto al dimezzamento dei dipendenti, salvo poi accorgersi che forse era stato troppo precipitoso, così che l'azienda dell'uccellino è stata costretta a richiamare decine di dipendenti che invece, per il loro ruolo, erano indispensabili. Una figuraccia per lo stravagante miliardario, che per conquistare Twitter ha dovuto vendere un cospicuo monte di azioni Tesla. Insomma, anche qui tutto molto in salita. Ma appunto, è il segnale che colpisce. La Silicon Valley licenzia, non come è sempre accaduto nello spirito americano del continuo turnover dei dipendenti. No. Cancella posti di lavoro. Un inversione di tendenza di un mondo che per quanto virtuale, sta cominciando a fare i conti con quello reale.