Non è certo la sola, non sarà l’ultima del settore. La crisi di Stellantis, che ha prolungato lo stop alla produzione della 500 elettrica a Mirafiori fino al primo novembre, si innesca nel crollo del mercato dell’auto con la sua specificità, sottolineata dal valore di Borsa: dimezzato in soli 6 mesi, ben peggio delle big tedesche Volkswagen, Bmw e Mercedes che hanno annunciato la tempesta in arrivo sforbiciando gli obiettivi in modo sostanzioso. Il CEO Tavares sarà ascoltato in Parlamento l'11 ottobre: dovrà spiegare, anche, le rassicurazioni di giugno, quando aveva confermato le stime di crescita, rapidamente spazzate via dalle difficoltà in Nord America, un tempo serbatoio salva-bilanci di Fiat Chrysler. Auto invendute al di là e al di qua dell’Oceano, crollo della domanda di elettriche ma anche, con numeri appena meno drammatici, dei motori termici, ancora a cui si aggrappa quindi quella parte di politica, Governo italiano in primis, che propone di rinviare l'addio al motore a scoppio, fissato dalla vecchia Commissione al 2035. C’è da fronteggiare l'offerta cinese. E c'è chi, se non può combatterle, se le fa alleate: vedi l’esordio di Leapmotor, nato come accordo solo commerciale e ormai di fatto il 15esimo marchio di Stellantis. Su cui tornano forti le voci di nozze. Con la francese Renault guidata dall’italiano De Meo, si ipotizza, per creare un campione europeo dalle dimensioni giuste, chissà, sotto l'egida di Parigi, azionista di entrambi i gruppi. Gli ostacoli ai matrimoni, però, tra sovrapposizioni di modelli e tagli di operai, non sono pochi. Storicamente, hanno funzionato poco. Di certo, i produttori occidentali devono però reagire: si torna a parlare di un’alleanza industriale per condividere investimenti e piattaforme: una sorta di Airbus delle quattro ruote, un consorzio europeo che lasci vivi sia i marchi storici che le speranze di ripresa di un settore mai così in difficoltà.