Non siamo in modalità panico, parola della Presidente della BCE, Christine Lagarde. Una frase che però, se le cose dovessero davvero volgere al peggio, a diversi partecipanti del meeting di Davos, ricorda troppo il messaggio del comandante dell'aereo più pazzo del mondo. Le premesse per un deterioramento della situazione economica internazionale, d'altronde, purtroppo ci sono tutte e al World Economic Forum di Davos, lo sanno bene. La fine della guerra in Ucraina potrebbe essere sempre più lontana e così anche le soluzioni a prezzi record, crisi alimentare ed energetica. In questo paesino in mezzo alle Alpi svizzere di russi non c'è neanche l'ombra, visto che sono stati banditi dal meeting, ma la Russia rimane l'elefante nella stanza di ogni dibattito. L'Unione Europea ha dovuto, ancora una volta, prendere atto delle proprie divisioni sulle sanzioni energetiche a Mosca, dopo l'annuncio di Von der Leyen di inizio maggio, non è stato ancora trovato un accordo sull'embargo al petrolio. Anche se intanto, sempre più paesi dell'est Europa decidono di fare a meno dell'energia russa. Nel frattempo arrivano fino a Davos le notizie delle divisioni politiche italiane sulle riforme da portare a termine, in un contesto già difficile a livello internazionale, come ha sottolineato il Presidente di Confindustria Carlo Bonomi. "L'Italia non è più un osservato speciale nella comunità internazionale, c'è molta fiducia sul Paese, data sia dalla autorevolezza del Presidente Draghi, del Presidente Mattarella, dei numeri del rimbalzo dell'anno scorso nel 2021. Certo è che c'è un grande clima di incertezza, un clima di incertezza che è determinante nella valutazione dell'uscita dalla crisi e l'Italia però, purtroppo, ha delle deficienze strutturali e questo, ovviamente, è uno dei temi in discussione oggi".























