Un'intesa quadro, un accordo di principio. Un modo elegante per dire che dettagli per ora non saranno divulgati, ma che Stati Uniti e Cina, sul fronte dei rapporti commerciali, hanno messo da parte le accuse reciproche delle ultime settimane. Dopo il primo compromesso trovato a Ginevra a metà maggio, col congelamento di gran parte delle tariffe scaturite dall'escalation di aprile, da Londra arriva un punto di sintesi che riguarda, più ancora dei dazi in senso stretto, il cuore dei rapporti tra le prime due economie al mondo. L'export di metalli strategici dalla Cina verso gli States, in cambio dell'alta tecnologia e dei chip inviati dall'America verso il Dragone. Sono stati la vera pietra del contender nell'ultimo mese, ma ora un'intesa c'è e verrà presentata a Trump e a Xi Jinping, dai due capi delegazione che l'hanno siglata: il Commissario al Commercio Lutnick e il vicepremier He Lifeng. La Casa Bianca, frattanto, incassa un punto a suo favore sul fronte giudiziario, strappando alla Corte d'Appello una proroga di 2 mesi, fino al 31 luglio, della sospensione del blocco dei dazi, cosiddetti reciproci, contro decine di Paesi, e che erano stati bocciati come illegali in primo grado dallo speciale tribunale federale sul commercio. I dazi restano validi e in vigore, insomma, accrescendo le preoccupazioni di Christine Lagarde. Per la numero uno della BCE, "le politiche commerciali coercitive non sono una soluzione", il suo monito da Pechino nel suo intervento alla Banca Centrale cinese. .