Ci sarebbe anche il cognac francese nel mirino di Pechino che potrebbe alzare i dazi sull'importazione su diversi prodotti europei per rispondere a quelli stabiliti da Bruxelles sulle sue auto elettriche, accusate di essere massicciamente sovvenzionate da soldi pubblici violando le regole sulla concorrenza. Non è ancora chiaro cosa farà la Cina in concreto, che ha comunque annunciato di voler ricorrere all'Organizzazione Mondiale del Commercio. L'imposizione di maggiori tasse da parte dell'Unione Europea, fino a quasi il 50% perché si aggiungono a dazi esistenti, avrebbe l'effetto di rendere molto più care queste macchine per i consumatori dell'Unione, col rischio di scoraggiare un mercato su cui si sta scommettendo col piano europeo per ridurre le emissioni. Non è detto però che vada a finire così. La mossa di alzare le tasse alla dogana potrebbe aprire la strada a un maggior dialogo fra le autorità asiatiche e quelle del vecchio continente. I costi supplementari che l'industria delle quattroruote cinese dovrebbe affrontare, si stimano diversi miliardi di euro, potrebbe spingere Pechino ad aprire fabbriche in Europa, assemblando qui, più di adesso, i propri veicoli elettrici. Uno scenario che già si è verificato, quando anni fa costruttori giapponesi e sudcoreani hanno installato stabilimenti in Occidente. Il tempo per trovare una soluzione che eviti una guerra commerciale c'è. I nuovi dazi, che arrivano dopo quelli fissati dagli Stati Uniti, entreranno in vigore il 4 luglio, ma diventerebbero definitivi a novembre e i vari Paesi dell'Unione non sono schierati sulla stessa linea. Francia e Spagna sono più rigide proprio perché auspicano che la Cina sposti parte della produzione, posizione simile all'Italia, mentre altri, tra cui la Germania, vogliono un compromesso dovendo tener conto delle case tedesche che temono per i loro affari in Estremo Oriente.