Sono i dazi al centro della scena nel giorno più importante delle audizioni in Parlamento sul documento di finanza pubblica, la cornice entro la quale il governo progetta la propria strategia economica. Le incognite sono molte, dice il Ministro del Tesoro Giancarlo Giorgetti. "Il quadro complessivo resta comunque estremamente incerto e per questo motivo, le nostre analisi interne sono orientate alla massima cautela". Il governo ha dimezzato le stime di crescita dell'anno in corso, ma la tregua sulle tasse alla dogana fra Stati Uniti ed Europa fa sperare in negoziati, aggiunge il Ministro. L'Istat prevede un negativo sul nostro prodotto interno lordo dello 0,2% nel 2025, mentre gli industriali, ricordano l'importanza dell'America per le esportazioni e il settore manifatturiero. Più fosche le previsioni dell'ufficio parlamentare di bilancio che, considerando solo i dazi statunitensi decisi a marzo e già in vigore, si aspetta la perdita di 68mila posti di lavoro nel nostro paese. Non entra così nel dettaglio la Banca d'Italia che però teme per l'instabilità che causerà l'offensiva lanciata da Donald Trump, avvertendo nel frattempo che l'obiettivo principale per noi rimane quello di ridurre l'altissimo debito pubblico. Sul bilancio statale si concentra la Corte dei Conti che sottolinea come l'ultimo documento finanziario dell'esecutivo, non fornisce indicazioni sulle modifiche al PNRR e su molti altri capitoli, a partire da quello per la difesa. Palazzo Chigi non ha ancora messo nero su bianco come impiegare le risorse in vista della manovra, ma sulla spesa militare Giorgetti è convinto che già quest'anno raggiungeremo il 2% del PIL, come chiesto dalla NATO. Per farlo sulla carta servirebbero circa 11miliardi, ma il ministro ha escluso di voler ricorrere a spese supplementari. Il cosiddetto scostamento di bilancio ha precisato, non deve essere la soluzione facile, nemmeno per i dazi.