La trattativa sui dazi tra le due sponde dell'Atlantico continua con l'Europa che cerca di scongiurare un'ulteriore stretta sulle sue merci. Il tempo a disposizione non è molto. Donald Trump il 09/04 ha sospeso per 90 giorni le nuove tariffe al 20%, ma non ha cancellato quelle decise in precedenza. Parliamo dei balzelli all'importazione del 25% su acciaio e alluminio, di una quota identica in vigore sulle automobili e del 10% su tutti gli altri prodotti venduti in America. Dazi che ovviamente stanno colpendo anche l'Italia, che è uno dei paesi che più potrebbe risentire della guerra commerciale. Oltre il 10% di quello che esportiamo dall'industria in senso stretto all'agroalimentare è destinato agli Stati Uniti, e zavorrare di tasse il made in Italy può finire per alzare i prezzi per i consumatori americani e scoraggiare i loro acquisti. Difficile stimare le conseguenze sulla nostra economia, ma i vari scenari elaborati, mostrano un impatto significativo. L'ufficio parlamentare di bilancio, per esempio, si aspetta che a causa delle tariffe statunitensi già in vigore, andranno in fumo 68mila posti di lavoro in Italia. L'Istat parla di una frenata del prodotto interno lordo dello 0,2 o 0,3% nel biennio in corso, con dazi in media al 20%. Anche il governo ha abbassato le sue previsioni, ma, come detto, le variabili sono tante. Non è chiaro cosa accadrà nelle prossime settimane, se si troverà un compromesso, se Trump ammorbidirà la sua strategia o alzerà il tiro, magari dando seguito alle minacce di tariffe anche all'industria farmaceutica, finora non previste, uno dei settori italiani che più esporta oltreoceano. Intanto nuove tasse incombono, il 03/05 scatteranno quelle al 25% su componentistica e ricambi per le auto.