Prendiamo un mutuo di taglio e durata, per così dire medi, 120mila Euro a 25 anni. Un finanziamento a tasso variabile in corso subisce tutto l'aumento dei tassi, nell' esempio fatto la rata mensile sale di circa 50 Euro che si vanno ad aggiungere ai 100 Euro pagati in più da inizio estate, per effetto dei primi rialzi dei tassi BCE da 11 anni a questa parte. In complesso la rata, che nel nostro esempio era di 450 Euro a gennaio, si è gonfiata fino a superare i 600, ben 150 Euro in più, nel 2022 anno dell' inflazione più alta da inizio anni '80. E per chi stipula ora un mutuo a tasso variabile, troverà condizioni peggiori rispetto a inizio anno all'incirca nello stesso ordine di grandezze. Sul fronte dei mutui a tasso fisso, ovviamente chi lo ha già in essere se lo tiene stretto; chi invece vuole accenderne uno adesso, si trova davanti a proposte ben peggiori rispetto anche solo un anno fa; a fine 2021 le offerte migliori erano anche sotto l'un per cento di interesse, oggi hanno superato in media il tre per cento e viaggiano verso il quattro per cento Restando al nostro taglio medio si paga 150 euro in più rispetto a chi ha ottenuto il prestito un anno fa; un rincaro quindi non dissimile rispetto al variabile. Considerando l'intera durata del finanziamento ipotizzato, 25 anni, sono circa 45000 Euro in più di interessi. Se allora quando chiedo denaro in prestito lo pago di più; quando sono io a prestarlo, ad esempio allo Stato comprando BTP, guadagnerò di più? Negli ultimi mesi è stato così, ma non è detto che valga per il futuro; tra le righe del comunicato BCE e nei toni della conferenza di Lagarde gli analisti intravedono infatti la fine della politica restrittiva di Francoforte, che dopo i forti rialzi di questi mesi potrebbe iniziare a rallentare, già da dicembre, per fermarsi in primavera, quando la recessione potrebbe aver raffreddato l'aumento dei prezzi. Da qui la corposa discesa dei rendimenti dei titoli di Stato di tutta l'eurozona, il nostro BTP a 10 anni il 24 ottobre rendeva quasi il cinque per cento in pochi giorni è sceso fino a lambire il quattro per cento; la grande risalita del 2022 iniziato con rendimenti poco sopra all'uno per cento potrebbe essere ormai terminata e con essa la maggiore remunerazione per chi ha investito risparmi nel nostro debito pubblico.