Se c'è qualcuno che sta scommettendo su Mario Draghi come nuovo Presidente del Consiglio, quello è il mercato finanziario. Lo indica il termometro utilizzato per misurare l'affidabilità di uno stato, lo spread. Mentre l'ex presidente della Bce si consultava con i partiti per capire se riuscirà a sedere a Palazzo Chigi lo spread scendeva, toccando un minimo sotto 100 punti base, da 5 anni il differenziale tra i nostri titoli di Stato e quelli tedeschi non scendeva così in basso, con il rendimento dei buoni del Tesoro decennali allo 0,54% e la Borsa di Milano che ha chiuso col maggior rialzo in Europa. Una buona notizia per le casse pubbliche, costa meno chiedere in prestito denaro e questo vuol dire che i nostri creditori si fidano un po' di più dell'Italia. È questa l'essenza dello spread, sensibile alle vicende politiche, basti pensare a 3 anni fa quando dopo l'elezione dell'attuale Parlamento con lo stallo sulla formazione del nuovo esecutivo il differenziale oltrepassò i 300 punti, oppure a cosa accadde con la crisi del debito nel novembre 2011, pochi giorni prima che Mario Monti, prendesse il posto di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi si raggiunse il record dei 574 punti. In queste ore quindi gli investitori, cioè banche, assicurazioni e fondi investimento fiutano aria buona per i loro affari, con Draghi e il ragionamento, gli aiuti europei anti crisi e la ripresa sarebbero più vicini. Quanto durerà tanto ottimismo è da vedere. Dipende dal successo dell'ex banchiere di formare un nuovo Governo. Certo è che siamo ancora lontani da quasi tutti gli altri paesi europei dove i titoli del debito costano meno dei nostri, Spagna e Portogallo compresi.