"Cosa le ricorda questo posto?". "Ho bei ricordi, perché avevamo un lavoro e col lavoro c'è dignità, senza lavoro non c'è dignità". Mario ha 48 anni, 26 passati alla ex Embraco di Riva presso Chieri, nel torinese, a costruire compressori per frigo. Il 30 aprile scorso, lui e altri 390 lavoratori in cassa integrazione dal 2018, hanno ricevuto le tanto temute lettere di licenziamento. Dal prossimo 22 luglio saranno senza stipendio. "La media siamo tutti dai 40 ai 53 anni di età. È difficile perchè fuori non c'è niente, a parte la pandemia. È dura e ci troviamo senza lavoro, senza niente, nessuno che ci aiuta". L'ultimo incontro al Ministero per lo Sviluppo Economico, si è concluso con un nulla di fatto, non è arrivato l'ok per il prolungamento di altri sei mesi della cassa integrazione straordinaria. A questo punto con una settimana di tempo soltanto, impossibile immaginare l'ingresso di un nuovo imprenditore, per la reindustrializzazione dell'area. Saltato anche il progetto ItalComp, che prevedeva la creazione di un nuovo polo d'eccellenza per la produzione di compressori per frigo, negli oramai abbandonati capannoni di Riva presso Chieri. "Perché è saltato il progetto ItalComp?". "Perché il Ministro Giorgetti non c'ha creduto. Dovevano trovare un privato che prendesse secondo lui, in mano più del 51% e in questo momento non c'era. Io credo che alla politica hanno sbagliato in generale tutti, perché purtroppo sono passati quattro Governi, sono passati quattro Ministri, una reindustrializzazione fallita, un'altra che non è partita e questo è purtroppo lo specchio dei giorni nostri, di chi ci sta governando".