Tutto si giocava sull'assenza o quasi di controlli iniziali; quasi, perché la guardia di finanza, nella sua attività di verifica successiva, ha già disposto sequestri per oltre 2,3 miliardi. In audizione al Senato, ha raccontato come venivano orchestrate le truffe sui bonus edilizi. Tre le ipotesi più ricorrenti. La natura fittizia dei crediti ossia chiedo i soldi senza alzare un dito di lavori, l'acquisto di crediti con capitali di origine illecita leggi riciclaggio di denaro sporco e il cosiddetto abusivismo finanziario ossia soggetti che effettuano tantissime operazioni di acquisto e vendita di crediti non avendone i requisiti. Lo schema base era girare subito il credito a istituzioni finanziarie come banche e poste ma non solo che lo compravano e davano i contanti trattenendo una percentuale. E poter iniziare così un fitto palleggio di questi soldi un numero esorbitante di passaggi di mano fatti apposta per rendere quasi impossibile ricostruire i movimenti. Colpisce la casistica delle truffe raccontato dai finanzieri con il ricorso sistematico alle cessioni a catena: tra imprese spesso costituite ad hoc con amministratori nullatenenti irreperibili o pregiudicati. Roma 23 dicembre. In un'unica operazione vengono sequestrati crediti per 1,3 miliardi di Euro. Due società create ad hoc e proprietarie di immobili di bassissimo valore, tra cui diverse stalle, si sono scambiati fatture reciproche per generare milioni e milioni di Euro di crediti fittizi, il tutto seguito dal solito vorticoso giro di sessioni attraverso persone fisiche riconducibili a interi nuclei familiari. Rimini 31 gennaio. Bloccati oltre 400 milioni. I soggetti incriminati cercavano società vere ma in cattive acque; sostituivano il legale rappresentante con un prestanome compiacente dichiaravano di aver iniziato lavori edili mai cominciati, così da generare crediti inesistenti e via col solito walzer, riutilizzando subito i proventi per acquistare ristoranti, immobili, lingotti d'oro e fino ad anche cripto-valute. Per non dire dei soldi finiti di corsa su conti esteri. Non tutti i denari rubati ai contribuenti potranno insomma essere recuperati; si rischia di chiudere le stalle quando i bonus, pardon i buoi, sono già abbondantemente scappati.