I risultati si fermano all'ultimo anno pre Covid, il 2019, ma segnalano una chiara tendenza da tenere ben presente per raggiungere gli ambiziosi obiettivi del PNRR. Secondo le ultime stime del ministero dell'economia l'evasione sia fiscale e contributiva, in Italia, nel 2019, è diminuita di oltre 10 miliardi rispetto al 2014, scendendo per la prima volta sotto quota 100 miliardi. Poi è arrivata la pandemia e i conti sono tutti da fare. Il "Tax Gap" è proprio la distanza tra il versato e il dovuto, ed è in costante diminuzione dal 2014, con un recupero di oltre 11 miliardi di soldi alla collettività. In modo, in verità, non omogeneo. I risultati migliori si registrano nell'IVA, con il gap diminuito di quasi il 7%. In controtendenza invece il gap nell'Irpef, dei lavoratori autonomi e delle ditte individuali, in aumento nello stesso periodo di oltre 5 punti percentuali. A cosa è dovuto il miglioramento generale? A una serie di strumenti messi in campo dallo Stato, riassumibili come maggior uso della tecnologia e miglior dialogo col contribuente. Fattura digitale da un lato, lettere di incentivo all'adempimento dall'altro, sono solo due esempi del doppio binario con cui l'amministrazione tributaria ha iniziato a imboccare una strada su cui dovrà accelerare. Proprio nell'ottica di una maggiore digitalizzazione, per tracciare i pagamenti, è in discussione, alla commissione bilancio della Camera, un emendamento al DL Recovery. Prevede sanzioni di minimo 30 euro per qualunque esercente non accetti pagamenti con bancomat o carte di credito su qualsiasi cifra. Insomma, più pagamenti elettronici meno contanti, in chiave anti evasione. Anche perché nel PNRR sono indicati nero su bianco obiettivi davvero stringenti. Il gap dal 22,1% del 2014 dovrà scendere al 15,8% entro il 2024. Tradotto, nel decennio dal '14 al '24 l'Italia deve ridurre di circa un terzo questa evasione e, udite udite, siamo sulla buona strada per riuscirci.