Il futuro dell'ex Ilva resta avvolto nelle nubi, ma qualche schiarita potrebbe arrivare entro fine mese, quando il governo vorrebbe avviare l'Iter per la vendita del gruppo siderurgico che a Taranto ha il suo stabilimento più grande. L'incontro tra governo e sindacati ha lasciato questi ultimi insoddisfatti e pieni di dubbi per la cessione di quella che ora si chiama Acciaierie d'Italia, in amministrazione straordinaria quindi guidata dai commissari dello Stato, dopo il burrascoso divorzio da Arcelor Mittal. Ci sarebbero sei pretendenti. Avrebbero mostrato interesse gli indiani di Vulcan Green steel, quelli di Steel Mont, il gruppo ucraino-olandese Metinvest e i canadesi di Stelco, ai quali si sono aggiunti due investitori italian l'obiettivo dell'esecutivo di completare l'operazione entro la fine dell'anno, nel frattempo l'acciaieria andrà avanti coi soldi pubblici; circa 900 milioni dei quali una parte già iniettata e altri, fra i quali il prestito da 320 milioni approvato dall'Europa, in arrivo. Ma le fabbriche procedono a rilento la produzione è molto al di sotto di quella necessaria per garantire la sopravvivenza e migliaia di operai sono in cassa integrazione. Una necessità quella di lasciare a casa con stipendio ridotto molti degli oltre 10mila dipendenti accettato dei sindacati, ma non coi numeri attuali, peraltro ora leggermente diminuiti, fino alla metà del 2026 e soprattutto senza assicurazioni. "Anche se si fa il bando il bando deve essere oggetto di un confronto e in quel confronto noi vogliamo la garanzia degli occupati in tutti quanti gli impianti.".