Le finanze del Vaticano cambiano. Lo IOR, l'Istituto per le Opere di Religione, non avrà più l'esclusiva sugli investimenti della Chiesa di Roma e non sarà l'unica banca a gestirne i soldi. Papa Leone XIV apre infatti la porta ad altri operatori, esteri e quindi anche italiani. Un cambio di passo nel segno della continuità, si evince dalla Lettera Apostolica firmata dal Pontefice "motu proprio", cioè di sua iniziativa, dove si dichiara l'obiettivo di favorire efficienza e trasparenza nel solco di quanto voluto da Papa Francesco. In pratica lo IOR, finito negli ultimi decenni al centro di vari scandali, non sarà più l'unico organismo a poter decidere. L'APSA, l'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, ente economica della Curia romana, avrà più spazio e i vari dicasteri potranno utilizzare altri istituti di credito se questo risulterà più conveniente. La novità voluta da Prevost riscrive in parte quanto voluto da Bergoglio che, nel 2022, aveva centrato le attività nello IOR, sottoponendolo però a maggiori controlli. In questo senso, Papa Francesco durante il suo pontificato ha varato una serie di riforme per diradare le ombre che hanno offuscato le finanze della Chiesa e per adeguare la Santa Sede alle regole internazionali contro il riciclaggio. .























