Come ha ammesso il Ministro con delega alla Protezione Civile Musumeci, non si sa ancora bene quanti sono e dove sono distribuiti i soldi per combattere il dissesto idrogeologico. Anzitutto i fondi di coesione, da non confondere con il PNRR. "Le Regioni sono già pronte con la destinazione dei progetti", ha spiegato il Governatore dell'Emilia Bonaccini, se poi dalla ricognizione in atto si aprissero altri spazi nel piano di ripresa le Regioni sarebbero pronte a presentare ulteriori progetti", ha aggiunto. Il PNRR prevede "solo", tra virgolette due miliardi e mezzo per i dissesti ma in gran parte sono soldi gia destinati. Altri sei miliardi del Recovery sono appannaggio dei Comuni, non per ristorare danni ma per la prevenzione e sono polverizzati in una serie di micro interventi di ampio raggio che comprendono anche l'efficientamento energetico o l'illuminazione pubblica. Difficile possano essere dirottati su altre opere. Sono invece specificamente destinati alle emergenze idrogeologiche i soldi del decreto Proteggi Italia del 2019 che stanziava 14 miliardi fino al 2030. Ma sono denari dispersi tra decine di ministeri ed enti e vincolati da complesse e disparate regole di spesa. Una ricognizione è in atto per ora questi soldi sono disponibili solo in teoria. Nel frattempo il Governo ha messo sul piatto due miliardi con il primo decreto aiuti non ancora pubblicato e 200 milioni rifinanzieranno il fondo emergenze nazionali che andrà interamente alle aree alluvionate. La Premier Meloni infine ha confermato l'attivazione del Fondo Europeo di Solidarietà, ma attenzione ad aspettarsi tanto, come mostra l'esempio dell'ultima disastrosa alluvione in Nord Europa dell'estate di due anni fa, il contributo di questo fondo è storicamente limitato e parziale. Soldi Insomma utili ma non risolutivi.