"Lo studio che presentiamo ci dà uno spaccato chiaro delle sfide epocali che il mondo, l'Europa e l'Italia in particolare si trovano ad affrontare in questo momento; sfide come la digitalizzazione, l'avvento dell'intelligenza artificiale, le sfide legate al cambiamento climatico e dell'ecologia. Ma nel caso particolare del vecchio continente e dell'Italia, sfide anche di tipo demografico, di fronte alle quali c'è bisogno di mettere l'accento sull'innovazione, sulla tecnologia e sulla creazione di competenze che possano sostenere tutto questo. E veniamo ad alcune conclusioni: ci sono investimenti da fare nello sviluppo delle competenze". Lo studio sulle competenze fa emergere quello che è il tassello successivo alle competenze: l'appetibilità del nostro paese, la possibilità di fare investimenti in Italia. Allora, le chiedo come l'estero guarda l'Italia? "Guardi le parlo della mia esperienza personale noi di Philip Morris abbiamo fatto una scelta importante e coraggiosa 10 anni fa investendo in Italia, facendo un investimento di 1.2 miliardi di euro il più grande investimento fatti in Italia negli ultimi 25 anni perché abbiamo visto che in Italia c'è la possibilità e ci sono le competenze per creare filiere integrate e per colmare questo gap che esiste. Lo abbiamo fatto durante gli ultimi dieci anni lo continuiamo a fare, abbiamo creato veramente una filiera integrata che va dal seme e dall'agricoltore fino al dettagliante; funziona molto bene. Troviamo le risorse nella collaborazione fra il pubblico, le università, accademia. Un ecosistema di imprese piccole medie imprese che contribuiscono allo sviluppo tecnologico necessario per portare dei prodotti innovativi nel mercato, per noi questo è un esempio di successo".