Un accordo che conviene a tutte le parti in causa. È un po' questo il senso della proposta di fusione tra Fiat Chrysler e Renault, che porterebbe alla creazione del terzo gruppo mondiale per vendite, dietro Volkswagen e Toyota. Un asset che potenzialmente potrebbe diventare il primo del globo se entrassero anche gli altri due marchi giapponesi, Nissan e Mitsubishi, alleati della casa francese e che farebbero nascere un gigante da oltre 15 milioni di auto all'anno. Aspettando le decisioni del Sol Levante la nuova realtà dell'automotive unirà le peculiarità di Renault e Fiat Chrysler per quanto riguarda auto elettrica, Suv, nuove tecnologie e guida autonoma. Per capirci meglio, Renault entrerebbe dalla porta principale sul mercato americano e sudamericano, dove fatica a fare numeri accettabili e sarebbe più performante nel segmento delle auto di lusso grazie ad Alfa Romeo e Maserati, mentre il gruppo del Lingotto avrebbe soprattutto le chiavi dello sviluppo dell'elettrico, un settore dove Fiat Chrysler è rimasta molto indietro, ferma solo al progetto della 500 alla spina. L'unico rischio è quello di avere doppioni sul mercato europeo nel segmento di utilitarie e citycar, vedi Panda, 500, Twingo e Clio. Una possibile opzione potrebbe essere quella di progettare piattaforme comuni per ridurre i costi, ricordando sempre un mantra di Sergio Marchionne. Ogni settimana, diceva il grande manager, i costruttori di auto sperperano due miliardi di euro, duplicando investimenti che avrebbero potuto essere condivisi. Restando in tema di condivisione, sarà decisivo capire gli equilibri nella governance, per un'operazione che viene annunciata come alla pari. Equilibri che coinvolgono anche la politica, visto che il primo azionista Renault è lo Stato francese, con una quota del 15 per cento. Il supporto del nostro Governo ci dovrà essere anche per garantire che l’operazione non avrà impatti negativi sul fronte dell'occupazione.