Si scrive G7, si legge Cina e Russia. I veri protagonisti del primo giorno del summit finanziario a guida italiana. "Serve un messaggio univoco dei sette grandi contro la sovraccapacità produzione della Cina, oliata dai sussidi di Stato.", aveva chiesto la Segretaria al tesoro americano Janet Yellen alla vigilia del vertice. Detto fatto, tutti a parole d'accordo ma ancora non si capisce che tipo di approccio comune. Dazi o non dazi? Per Giorgetti gli Stati Uniti hanno fatto una scelta forte che l'Unione Europea probabilmente dovrà imitare. Il francese Bruno Le Maire invita invece a evitare guerre commerciali che danneggerebbero tutti. "È giusto che a livello di Paesi G7 si trovi una linea comune, una comune visione e forse magari anche una politica comune di risposta, non ci si divida. Se la overcapacity cinese non può riversarsi sul mercato americano inevitabilmente si riversa su altri mercati. Quello che non può e non deve accadere sicuramente, ed è di quello di cui stiamo discutendo, che ci sia una competizione addirittura all'interno dei Paesi del G7." In una Stresa piovosa e blindata, irrompe anche la questione degli aiuti all'Ucraina. Sul tavolo del G7, la proposta americana di fare prestiti garantiti dai proventi degli asset Russi congelati. Soluzione politicamente ma anche legalmente complicata, perché implica la separazione tra beni che restano russi e i loro frutti che vengono sottratti come sanzione, per dare a Kiev solo, tra virgolette, 3 miliardi l'anno si rischia di forzare il diritto internazionale. "Per quelle che sono azioni violente e illegali noi dobbiamo cercare di rispondere in modo più legale possibile, per marcare la differenza del sistema di valori tra il mondo democrazia occidentali e le azioni della Russia." Una soluzione, forse, si avrà solo al vertice dei Capi di Governo di metà giugno.