Una nuova boccata di ossigeno, per meglio dire di gas, è in arrivo dall'Algeria; il Paese nordafricano ha infatti annunciato che, già da quest'anno, sarà in grado di fornire al nostro Paese, fino a 6 miliardi di metri cubi di gas in più rispetto al 2021: poco meno di un decimo dell'intero consumo nazionale. 4 miliardi in più rispetto a quelli già accordati ad aprile, che porteranno l'Algeria a rafforzare il suo ruolo di principale fornitrice del nostro Paese. Se i flussi dalla Russia continueranno a ritmi ridotti ma non saranno bloccati, il gas algerino ci potrà garantire un inverno più tranquillo permettendoci di riempire le riserve e di riscaldarci; ma non possiamo però ancora ritenerci al sicuro. Se Mosca, invece, dovesse chiudere completamente i rubinetti, il metano d'Algeri non ci salverebbe dai razionamenti forzati dei consumi in particolare industriali. L'ansia sale soprattutto per la chiusura del gasdotto Nord Stream, la principale arteria che pompa gas russo in Europa, e in particolare, in Germania. Fermo per manutenzione programmata dovrebbe tornare operativo giovedì alle 6 di mattina, ma Gasprom non ha ancora rassicurato i clienti europei. Di mezzo, c'è la turbina della discordia, necessaria per terminare la manutenzione e arrivata in Germania, per essere trasferita in Russia, dopo essere stata bloccata dalle sanzioni occidentali in Canada. Senza Nord Stream, la Germania è in allarme rosso energetico. Nell'ultima settimana, il riempimento delle sue riserve ha subito una brusca frenata, tanto che almeno un giorno, è stata costretta a prelevare gas invece di immagazzinarlo. Se il gasdotto non riaprirà, non ci saranno alternative a spegnere le industrie, mettere mano ai termostati, con la possibilità che dall'Italia, il gas algerino deve essere pompato verso nord. Per rispettare i regolamenti europei che prevedono solidarietà obbligatoria tra i Paesi membri, in caso di grave carenza.























