Guerra in Ucraina, caro energia, caro materie prime, inflazione. Siamo davvero davanti a una tempesta perfetta, che rischia di mettere, minacciare, la realizzazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza? In effetti i segnali che arrivano dalle imprese sono piuttosto allarmanti. Basta vedere, appunto, i rincari di elettricità e gas, calcolati da Confindustria, ebbene hanno fatto segnare un +1.497%, rispetto ai prezzi del febbraio 2020. In pratica si paga oggi, 15 volte, quello che si pagava 2 anni fa. È proprio per questo che Confindustria è stata costretta a rivedere, al rialzo, le stime sull'impatto della bolletta energetica per le imprese. Prima dello scoppio della guerra in Ucraina era 37 miliardi, adesso siamo arrivati a 51 miliardi, ma questi dati vanno confrontati con gli 8 miliardi, che era la bolletta energetica diciamo così, normale del 2019. Le imprese stanno rallentando o si sono addirittura fermate per non produrre in perdita. E proprio per questo si rischiano il ricorso addirittura a 400 milioni di ore di cassa integrazione, proprio per questo motivo. E poi, sempre per il caro energia, il balzo dell'inflazione a febbraio +5,7% e sono 8 mesi consecutivi di rialzo dei prezzi. Ma poi c'è anche il nodo della capacità progettuale delle amministrazioni locali, che spesso per carenze tecniche, carenze di competenze tra gli addetti ai lavori, rischiano di non partecipare ai bandi. Un esempio: i bandi sugli asili nido. A disposizione 2,4 miliardi ebbene, nonostante proprio le Regioni del sud, siano quelle che hanno bisogno maggiormente di aumentare la disponibilità di posti negli asili nido, è da queste Regioni che sono arrivate richieste molto al di sotto delle disponibilità finanziarie e così il bando è stato prorogato. E infine non fanno neanche sicuramente bene al complesso iter del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, le frizioni all'interno della maggioranza, come quelle che si sono viste sulla Legge Delega sulla Riforma Fiscale, in particolare lo scontro sulla mappatura aggiornata del catasto. E dunque c'è qualcuno che incomincia a parlare della necessità di una riprogrammazione del PNRR, per far fronte alle nuove necessità emerse proprio in questi mesi, a partire dalla indipendenza energetica e da quella alimentare.























