Uno dei maggiori imprenditori italiani John Elkann alla corte di Mark Zuckerberg. Il presidente di Stellantis e ceo di Exor, la cassaforte della famiglia Agnelli, fu fautore delle nozze datate 2009 tra Fiat e l'americana Chrysler e ora entra nel consiglio di amministrazione di Meta, la holding che controlla alcuni dei social più diffusi al mondo, Facebook, Instagram e WhatsApp. Un avvicinamento al mondo dell'hi-tech e secondo alcuni anche alla Tesla di Elon Musk, leader mondiale delle auto elettriche. Tra i commenti oltreoceano infatti tiene banco soprattutto il nuovo asse tra i big della Silicon Valley, tradizionale covo californiano dei democratici e la Casa Bianca repubblicana del duo Trump Musk. Tra le ultime nomine nel CDA di Meta compaiono infatti due figure vicinissime al tycoon, Charlie Songhurst, investitore in aziende tecnologiche e soprattutto Dana White, presidente della UFC, la più importante organizzazione mondiale di arti marziali miste, grande sostenitore e amico di the Donald, mostratosi anche di recente a bordo ring, anzi bordo ottagono. Meta strizza l'occhio a Trump anche annunciando una revisione delle sue politiche di controllo dei contenuti. Cesserà il fact checking di terze parti, insomma di soggetti indipendenti e sarà sostituito da osservazioni degli stessi utenti, un po' come avviene su X, il social guarda caso di Musk. Zuckerberg è stato il primo leader della Silicon Valley a donare un milione di dollari al fondo creato per pagare l'inaugurazione della presidenza il 20 gennaio. Lo hanno seguito Sam Altman, capo di OpenAI versando un milione, Jeff Bezos fondatore di Amazon, vietando al suo Washington Post di dare l'endorsement a Kamala Harris e Sundar Pichai, capo di Alphabet Google. I loro interessi in tanti campi dai satelliti all'intelligenza artificiale, al cloud, potrebbero entrare in conflitto con quelli di Elon Musk, meglio quindi mettere una pietra sopra ai contrasti del passato. Se non puoi batterli fatteli amici.