Una ha preso la sua strada, l’altra ne ha davanti a sé una trentina: nelle stesse ore in cui l’Ilva di Taranto, dopo due anni e mezzo di amministrazione straordinaria, viene assegnata alla cordata guidata dal gigante Arcelor Mittal, Alitalia inizia appena il suo percorso che, in tempi però molto più rapidi, dovrà portarla tra le braccia del miglior offerente. Sul tavolo del Ministero dello sviluppo economico, in contemporanea, due dossier delicati per l’industria italiana. Nessuna sorpresa per l’Ilva con il decreto che la assegna ai grandi favoriti della vigilia: gli indiani di Arcelor Mittal, alleati al gruppo italiano Marcegaglia, con il sostegno finanziario di Intesa Sanpaolo. Il piano dei vincitori prevede investimenti complessivi per circa 2,4 miliardi, di cui oltre 1,1 miliardi sul fronte del risanamento ambientale ma con il nodo occupazionale ancora da sciogliere: oltre 5.000 esuberi, ben più di quanto ipotizzavano gli esperti negli ultimi mesi, sui circa 14.000 addetti attuali, numeri che sono destinati a essere ridiscussi nella fase negoziale che si apre ora tra i commissari e la cordata vincitrice. Sono 32, nel frattempo, le manifestazioni d’interesse per Alitalia. Ci sarebbero gli americani di Delta e perfino un ritorno di fiamma degli ex soci emiratini di Etihad, ma molte compagnie e grandi fondi si celano dietro studi legali. Numero positivo perché serpeggiava il timore che la prima fase della procedura di vendita andasse deserta. Ora si apre la seconda: le società ritenute idonee potranno visionare le carte di Alitalia per un mese e farsi, così, un’idea più precisa sullo stato di salute del gruppo. Entro fine luglio sono attese, quindi, le offerte vere e proprie ma non ancora vincolanti. Quelle arriveranno entro settembre per aggiudicare Alitalia entro ottobre, quando finiranno anche i soldi del prestito ponte concesso dal Governo.