Mentre ArcelorMittal blinda le finestre della direzione del siderurgico, intervento programmato, pare, non legato, insomma, alle ultime evoluzioni, i sindacati preparano la marcia su Roma di martedì prossimo. Saranno almeno 1.000 gli operai tarantini che manifesteranno per le strade della capitale contro il piano di esuberi presentato dall'azienda. Ma dal giorno dopo le tensioni si sposteranno nuovamente su Taranto. Qui, se non cambiano le cose si rischia davvero quella bomba sociale cui si è, più volte, fatto riferimento. Ma noi, e quando dico noi intendo le istituzioni locali, quindi anche la Provincia, la Camera di Commercio, l’Autority del porto, proprio oggi siamo scrivendo al Presidente Conte per chiedere una convocazione urgente, quindi non stiamo ragionano nemmeno sull'orizzonte della manifestazione di martedì. È evidente che la città va coinvolta, va preparata, vanno, in qualche maniera, accolte anche le ipotesi di reazione alla eventuale catastrofe che dal basso, questa comunità, che si vuole finalmente autodeterminare, sta avanzando al Governo. E dalla CGIL tarantina arriva la proposta di una mobilitazione collettiva, uno sciopero generale che dia voce, finalmente, a tutta la città. Ovviamente è un problema quello della fabbrica, ma c'è tutto il resto dell'economia di questa città e di questa provincia che è ferma al palo perché tanti investimenti, pur promessi, pensa al contratto istituzionale di sviluppo, ad altre misure previste anche da bandi regionali e così via sono al palo, ormai da tempo.