Si chiama povertà educativa e fa subito pensare ai paesi del Terzo mondo. Invece no. Parliamo del ricco Occidente e riguarda l’Italia, dove la percentuale di minori in povertà assoluta, oltre un milione, è quasi triplicata negli ultimi dieci anni. Bambini e ragazzi spesso privati della possibilità di imparare, cui vengono negati gli strumenti fondamentali per la crescita. Solo il 52 per cento degli alunni italiani usufruisce della mensa scolastica, mentre un bambino su dieci riesce ad andare al nido. E il tempo pieno resta ancora un miraggio: è assente in sette scuole primarie su dieci. Ma il dato che fa rabbrividire è quello dell’abbandono scolastico. Oggi in Italia il 15 per cento dei giovani tra i diciotto e i ventiquattro anni non consegue il diploma superiore o abbandona prematuramente la scuola. Un ragazzo su cinque non raggiunge le competenze minime in matematica e in lettura e tre su cinque non partecipano ad attività culturali e ricreative. Un dato che posiziona l’Italia al quartultimo posto tra i Paesi europei, seguito da Spagna, Malta e Romania. È la fotocopia del Paese scattata dal nuovo rapporto di Save the Children, “Futuro in partenza? L’impatto delle povertà educative sull’infanzia in Italia”, presentato oggi. Un’Italia che, anche se migliorata negli ultimi anni, registra situazioni di disagio per i minori, soprattutto al Sud, ma con ritardi importanti anche al Centro e al Nord. Un futuro tutto in salita, soprattutto per quei bambini che provengono da famiglie svantaggiate dal punto di vista economico e che spesso tramandano di genitore in figlio le conseguenze più gravi della povertà e dell’esclusione sociale.