Troppo presto per brindare. La crescita della produzione industriale finalmente c'è stata ma è modesta e lo scenario internazionale, con la minaccia di dazi e tensioni sui commerci, non è certo di buon auspicio per un Paese esportatore come il nostro. Il rialzo di aprile è comunque un segnale positivo. L'aumento dello 0,3% rispetto allo stesso mese del 2024 interrompe una lunga serie negativa: 26 mesi di flessione su base annua che sono sintomo di una crisi della nostra manifattura che viene da lontano. L'ISTAT ci dice che sono cresciuti soprattutto i settori del legno e della carta, della fornitura di elettricità e gas e dell'elettronica. Le cadute più ampie hanno interessato la farmaceutica e i mezzi di trasporto. E in quest'ultima voce è compresa l'industria dell'auto che sta vivendo momenti assai difficili. La mini ripresa non cancella il tonfo dell'intero 2024, quando tra le maggiori economie continentali peggio di noi ha fatto solo la Germania. E questo colpo di reni, da confermare nei prossimi tempi, arriva a poca distanza dall'ennesima richiesta di aiuto da parte degli industriali, preoccupati dagli alti costi dell'energia e dall'impatto che le tariffe alle esportazioni potrebbero avere sulla nostra manifattura. Dal Governo sembra esserci l'intenzione di sostenere le imprese: si parla di un piano da oltre 20 miliardi, tutti da recuperare da fondi europei a noi assegnati e non ancora spesi. Ma prima serve capire quanti e quali dazi effettivamente ci colpiranno e se ci sarà il via libera di Bruxelles.