Ipotesi Tfr, si punta a rafforzare previdenza complementare

Sì, ci sono alcuni numeri che fanno paura sulle pensioni del futuro, fanno paura anche al governo, evidentemente. Andiamoli a vedere. Sono stime della Ragioneria Generale dello Stato, cosa ci dicono? Chi nel 2050 andrà in pensione, secondo la Ragioneria, avrà un assegno pensionistico di un terzo, se non del 40% inferiore all'ultimo stipendio e all'ultimo mese di guadagni. Evidentemente il governo vuole fare qualcosa, ma non ha i soldi per farlo, e dunque? Dunque spuntano alcune ipotesi di cui si sta discutendo nelle ultime settimane sul TFR, il trattamento di fine rapporto, per incentivare la destinazione del TFR nei fondi pensione, cioè quel secondo pilastro previdenziale, in qualche modo privato, parallelo all'INPS pubblica, ovviamente, per aumentare i risparmi da utilizzare poi durante la vecchiaia. Il TFR che ricordiamo, oggi, si può anche lasciare in azienda dove viene rivalutato per l'inflazione, o quasi. Quali sono le due ipotesi? O una quota obbligatoria minima del 25% da destinare in modo, appunto, obbligatorio al fondo pensione, oppure sei mesi di silenzio-assenso, già avvenuto in passato, in cui per tutti i lavoratori dipendenti, sostanzialmente se questi non dicono nulla, allora il TFR viene passato automaticamente, da quel momento in poi, al fondo pensione di categoria. Ma c'è sempre la possibilità, appunto, di evitarlo. Perché questo? Perché le adesioni alla previdenza complementare in Italia non sono così alte, solo un lavoratore dipendente su tre ha fatto questa scelta, e la maggior parte, appunto, invece ha messo il TFR in azienda. Qual è il tema però? Che secondo i numeri, almeno negli ultimi 11 anni, chi ha fatto questa scelta, ha avuto un rendimento, sulla linea arancione, che è stato inferiore rispetto ai fondi negoziali, la media, linea verde, o addirittura molto inferiori rispetto a chi ha investito in fondi negoziali ma azionari, cioè un po' più rischiosi, ma che rendono di più nel corso del tempo, come si vede qua sulla linea viola, appunto. Questo è un po' il quadro della situazione. Staremo a vedere le decisioni del governo.