Più di un decimo dell'economia italiana è frutto di illeciti e veri e propri reati, tra i valori più alti in Europa. È la fotografia del lato oscuro del PIL che l'ISTAT scatta ogni anno. Oltre 217 miliardi di euro sono sfuggiti alle leggi dello Stato nel 2023. Una montagna di soldi su cui non vengono pagate imposte né rispettate le regole sulla sicurezza sul lavoro. La maggior parte è frutto della cosiddetta economia sommersa che si attesta a poco meno di 198 miliardi. Si tratta di quelle attività che non dichiarano tutto o in parte il fatturato o impiegano lavoro irregolare. I settori dove il peso del nero è maggiore sono i servizi alla persona come colf, babysitter, attività sportive e di intrattenimento, il commercio, i trasporti, l'alloggio, la ristorazione e le costruzioni. Complessivamente sarebbero più di 3 milioni i lavoratori irregolari in Italia. In notevole aumento. Secondo le stime dell'ISTAT, circa 4 occupate su 10 sarebbero irregolari tra i servizi alla persona e alle famiglie, mentre in agricoltura e nella ristorazione il numero scenderebbe a 1 su 6. Di minore entità è invece la seconda gamba dell'economia sommersa, quella che fa riferimento alle attività illegali vere e proprie, come il traffico di stupefacenti, i servizi di prostituzione e il contrabbando di tabacco. Questa, secondo l'Istat, nel 2023 valeva circa 20 miliardi di euro. Il sommerso insomma continua ad appesantire l'economia italiana e i conti pubblici. Il trend mostra un calo, ma ancora molto lento. Per dimezzare il livello attuale di nero e illegalità, servirebbe quasi mezzo secolo. .























